Gli anni
'80 del Novecento videro eventi e personaggi che sconvolsero
l'equilibrio economico e politico che si era raggiunto dopo la
conclusione della Seconda Guerra Mondiale, impostato sul teso
rapporto tra due blocchi, uno comunista e l'altro occidentale. Da una
parte la nuova immagine della Chiesa, personificata dal volto del
nuovo papa Karol Wojtyla, polacco, che conosceva il comunismo e che
contribuì alla diffusione di spinte antisovietiche nella sua nazione
di origine, e dall'altra la politica del nuovo presidente della
Russia Gorbacev, caratterizzata da spinte liberali, portarono al
lento indebolimento del blocco sovietico, arrivando alla definitiva
disgregazione il 9 novembre 1989. Il crollo del Muro di Berlino, che
aveva segnato i confini geopolitici dell'Europa postbellica, segnò,
da una parte, l'avvio di lotte per l'indipendenza di Paesi fino ad
allora assoggettati all'Unione Sovietica, come la Cecoslovacchia e
l'ex Iugoslavia e dall'altra l'affermazione dei mercati asiatici e
delle volontà espansionistiche dei paesi arabi, che in alcuni casi
portarono a vere e proprie guerre, come quelle del Golfo.
Dal punto
di vista architettonico gli anni '80 portano un nuovo modo di vedere
la realtà e di leggere l'esistente, un modo di sentire che prenderà
il nome di “Decostruttivismo”.
Atto iniziale di questa rivoluzione architettonica è la mostra
“Deconstructivist Architecture” organizzata nel 1988 a New York
da Philip Johnson, basata sul lavoro di sette personalità, quali
Peter Eisenman, Zaha Hadid, Frank Ghery, Coop Himmelbau, Bernard
Tschumi, Daniel Libeskind e Rem Koolhaas. Il Decostruttivismo si
rifaceva in parte al pensiero del filosofo Derrida, e mirava a una
rilettura della realtà, a una decostruzione, appunto, del
significato delle icone tradizionali e convenzionali.
D.Libeskind, Museo ebraico, Berlino |
PROCESSI DI PROGETTAZIONE IN PETER EISENMAN
Blurring
Negli
anni '80 Eisenman, un tempo attivo nel gruppo dei New York Five, e
già studioso della combinazione in architettura di alcuni temi come
la griglia, il palinsesto, il “tra”, l'algebra booleana, approda
ad un nuovo campo di sperimentazione, incentrato sulla resa del
movimento.
Tale tema non è nuovo al campo dell'arte e dell'architettura, ma fino
ad allora il movimento era stato interpretato o come velocità, ed
era stato quindi associato alla macchina, all'industria, simboli
delle avanguardie dei primi del Novecento, come il Futurismo, oppure
era stato inteso come unico strumento di percezione dello spazio e
della distribuzione dei volumi nel contesto, come ad esempio in
Gropius, o come fluidità tra ambienti diversi, come in Wright,
entrambi legati a un movimento che è più quello di un fruitore che
attraversa lo spazio, che dei volumi stessi. Eisenman, invece,
rifacendosi ai dipinti di Balla e Duchamp, applica la tecnica del
“Blurring” all'architettura, portandola a compimento con Casa
Guardiola, residenza sul mare costruita a Santa Maria del Mar, sulla
costa di Cadice. Il moto continuo delle onde, sembra la suggestione
alla base dell'oscillazione dei volumi che compongono l'edificio,
tutti generati da un'unica forma originaria, una L che duplicata,
traslata e ruotata sia in pianta che in alzato, definisce volumi che
tra loro si sottraggono, si intersecano e si incastrano, generando
non solo la composizione esterna dell'edificio, ma soprattutto la
conformazione dell'interno, con pieni, vuoti, doppie altezze, ecc. Il
movimento dei volumi viene quindi registrato, tramite la
sovrapposizione delle singole posizioni raggiunte dal corpo nel suo
moto, che non è per forza un moto veloce, come quello futurista, ma
che può anche essere fatto di piccoli spostamenti o rototraslazioni
nello spazio.
Duchamp,"Nudo che scende le scale" n.2, 1912 |
P. Eisenman, Casa Guardiola, Cadice, 1988 |
Cavi
audaci per insegnare
Attraverso un processo che si potrebbe
dire di “partecipazione” tra Eisenman e gli studenti del College
of Design Architecture and Planning dell'Università di Cincinnati,
nel 1991 si arriva alla stesura del progetto per l'ampliamento
dell'Aronoff Center di Cincinnati. In questo complesso molti dei temi
sperimentati dall'architetto fin dai suoi esordi giungono alla piena
maturazione. Il programma dell'intervento, che prevedeva la
riorganizzazione degli spazi esistenti e l'edificazione di altre
attrezzature, viene svolto tramite l'accostamento all'edificio
preesistente, sviluppato a zigzag sul terreno, di un edificio ad
andamento curvilineo, che richiamasse la morfologia del contesto
territoriale. L'idea del movimento viene così resa non solo dalla
tensione tra le due geometrie, una rettilinea e spigolosa e l'altra
curva e fluente, ma anche e soprattutto dall'applicazione del
blurring ad entrambi gli edifici, generando intersezioni tra volumi
ruotanti che vanno a conformare gli interni, con terrazze, doppie
altezze, camminamenti trasversali su vuoti, lucernai, che qualificano
lo spazio interstiziale tra i due corpi.
Eisenman, Aronoff Center, Cincinnati 1988-97. In alto: schemi del Blurring A sinistra: lo spazio"in between" interno. |
Rebstock
Park. Plasmare la città
Nel progetto urbano per Francoforte, il
meccanismo progettuale che viene maggiormente sperimentato è quello
del “folding” (piegatura), che, applicato agli edifici, insieme
al “graft” (innesto) e lo “scaling” (riduzione/allargamento),
crea spazi complessi e qualitativamente ricchi. All'idea Moderna degli
edifici indipendenti rispetto alle strade e al terreno sul quale
poggiano, Eisenman contrappone l'idea di “tessuto”, di sistema
totale nel quale terreno, strade, edifici, aree verdi interagiscono
in continuità, unificati dalla “griglia”, da un sistema di
relazioni nei quali gli spazi trovano ordine e configurazione
aprendosi, chiudendosi o cambiando dimensione. La griglia
ordinatrice, però, non è un sistema scelto a priori secondo ideali
geometrici, ma trova fondamento e giustificazione proprio dal sito,
dalla sovrapposizione di direttrici, tracciati recenti o storici,
curve di livello che plasmano e ordinano il tessuto già esistente, e
che vengono qui organizzati in sistemi sovrapposti che generano un
“campo” deformato.
P. Eisenman, Rebstock Park, Francoforte 1990 |
(Riassunto di: "ARCHITETTURA E MODERNITA'. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica.", di A. Saggio, Carocci, 2010;
Parte settima. Il successo dell'architettura nel mondo: 1988-2000, capitolo 29.)
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