domenica 13 aprile 2014

PETER EISENMAN

IL CONTESTO_ IL MONDO DECOSTRUITO

Gli anni '80 del Novecento videro eventi e personaggi che sconvolsero l'equilibrio economico e politico che si era raggiunto dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, impostato sul teso rapporto tra due blocchi, uno comunista e l'altro occidentale. Da una parte la nuova immagine della Chiesa, personificata dal volto del nuovo papa Karol Wojtyla, polacco, che conosceva il comunismo e che contribuì alla diffusione di spinte antisovietiche nella sua nazione di origine, e dall'altra la politica del nuovo presidente della Russia Gorbacev, caratterizzata da spinte liberali, portarono al lento indebolimento del blocco sovietico, arrivando alla definitiva disgregazione il 9 novembre 1989. Il crollo del Muro di Berlino, che aveva segnato i confini geopolitici dell'Europa postbellica, segnò, da una parte, l'avvio di lotte per l'indipendenza di Paesi fino ad allora assoggettati all'Unione Sovietica, come la Cecoslovacchia e l'ex Iugoslavia e dall'altra l'affermazione dei mercati asiatici e delle volontà espansionistiche dei paesi arabi, che in alcuni casi portarono a vere e proprie guerre, come quelle del Golfo.
Dal punto di vista architettonico gli anni '80 portano un nuovo modo di vedere la realtà e di leggere l'esistente, un modo di sentire che prenderà il nome di Decostruttivismo”. Atto iniziale di questa rivoluzione architettonica è la mostra “Deconstructivist Architecture” organizzata nel 1988 a New York da Philip Johnson, basata sul lavoro di sette personalità, quali Peter Eisenman, Zaha Hadid, Frank Ghery, Coop Himmelbau, Bernard Tschumi, Daniel Libeskind e Rem Koolhaas. Il Decostruttivismo si rifaceva in parte al pensiero del filosofo Derrida, e mirava a una rilettura della realtà, a una decostruzione, appunto, del significato delle icone tradizionali e convenzionali.

D.Libeskind, Museo ebraico, Berlino











PROCESSI DI PROGETTAZIONE IN PETER EISENMAN

Blurring
Negli anni '80 Eisenman, un tempo attivo nel gruppo dei New York Five, e
già studioso della combinazione in architettura di alcuni temi come la griglia, il palinsesto, il “tra”, l'algebra booleana, approda ad un nuovo campo di sperimentazione, incentrato sulla resa del movimento. Tale tema non è nuovo al campo dell'arte e dell'architettura, ma fino ad allora il movimento era stato interpretato o come velocità, ed era stato quindi associato alla macchina, all'industria, simboli delle avanguardie dei primi del Novecento, come il Futurismo, oppure era stato inteso come unico strumento di percezione dello spazio e della distribuzione dei volumi nel contesto, come ad esempio in Gropius, o come fluidità tra ambienti diversi, come in Wright, entrambi legati a un movimento che è più quello di un fruitore che attraversa lo spazio, che dei volumi stessi. Eisenman, invece, rifacendosi ai dipinti di Balla e Duchamp, applica la tecnica del “Blurring” all'architettura, portandola a compimento con Casa Guardiola, residenza sul mare costruita a Santa Maria del Mar, sulla costa di Cadice. Il moto continuo delle onde, sembra la suggestione alla base dell'oscillazione dei volumi che compongono l'edificio, tutti generati da un'unica forma originaria, una L che duplicata, traslata e ruotata sia in pianta che in alzato, definisce volumi che tra loro si sottraggono, si intersecano e si incastrano, generando non solo la composizione esterna dell'edificio, ma soprattutto la conformazione dell'interno, con pieni, vuoti, doppie altezze, ecc. Il movimento dei volumi viene quindi registrato, tramite la sovrapposizione delle singole posizioni raggiunte dal corpo nel suo moto, che non è per forza un moto veloce, come quello futurista, ma che può anche essere fatto di piccoli spostamenti o rototraslazioni nello spazio.

Duchamp,"Nudo che scende le scale" n.2, 1912
P. Eisenman, Casa Guardiola, Cadice, 1988









Cavi audaci per insegnare
Attraverso un processo che si potrebbe dire di “partecipazione” tra Eisenman e gli studenti del College of Design Architecture and Planning dell'Università di Cincinnati, nel 1991 si arriva alla stesura del progetto per l'ampliamento dell'Aronoff Center di Cincinnati. In questo complesso molti dei temi sperimentati dall'architetto fin dai suoi esordi giungono alla piena maturazione. Il programma dell'intervento, che prevedeva la riorganizzazione degli spazi esistenti e l'edificazione di altre attrezzature, viene svolto tramite l'accostamento all'edificio preesistente, sviluppato a zigzag sul terreno, di un edificio ad andamento curvilineo, che richiamasse la morfologia del contesto territoriale. L'idea del movimento viene così resa non solo dalla tensione tra le due geometrie, una rettilinea e spigolosa e l'altra curva e fluente, ma anche e soprattutto dall'applicazione del blurring ad entrambi gli edifici, generando intersezioni tra volumi ruotanti che vanno a conformare gli interni, con terrazze, doppie altezze, camminamenti trasversali su vuoti, lucernai, che qualificano lo spazio interstiziale tra i due corpi.

 Eisenman, Aronoff Center, Cincinnati 1988-97.    In alto: schemi del Blurring
                                                               A sinistra: lo spazio"in
                                                       between" interno.


Rebstock Park. Plasmare la città
Nel progetto urbano per Francoforte, il meccanismo progettuale che viene maggiormente sperimentato è quello del “folding” (piegatura), che, applicato agli edifici, insieme al “graft” (innesto) e lo “scaling” (riduzione/allargamento), crea spazi complessi e qualitativamente ricchi. All'idea Moderna degli edifici indipendenti rispetto alle strade e al terreno sul quale poggiano, Eisenman contrappone l'idea di “tessuto”, di sistema totale nel quale terreno, strade, edifici, aree verdi interagiscono in continuità, unificati dalla “griglia”, da un sistema di relazioni nei quali gli spazi trovano ordine e configurazione aprendosi, chiudendosi o cambiando dimensione. La griglia ordinatrice, però, non è un sistema scelto a priori secondo ideali geometrici, ma trova fondamento e giustificazione proprio dal sito, dalla sovrapposizione di direttrici, tracciati recenti o storici, curve di livello che plasmano e ordinano il tessuto già esistente, e che vengono qui organizzati in sistemi sovrapposti che generano un “campo” deformato.

P. Eisenman, Rebstock Park, Francoforte 1990
(Riassunto di: "ARCHITETTURA E MODERNITA'. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica.", di A. Saggio, Carocci, 2010; 
Parte settima. Il successo dell'architettura nel mondo: 1988-2000, capitolo 29.) 

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